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Fiom in Piazza per Democrazia al Lavoro

 

Alla manifestazione che si è svolta ieri a Roma hanno partecipato 50mila persone.

In piazza con le tute blu della FIOM anche una delegazione della Val di Susa, insieme ai movimenti studenteschi, al mondo della ricerca, molta parte della Cgil, ma anche categorie come i Pensionati, i partiti della sinistra radicale, SEL e Idv, i Forum dei movimenti per l’acqua, il comitato No debito e altre sigle ancora.
Tante anche le adesioni del mondo della cultura e dalla società, Andrea Camilleri, Margherita Hack, Paolo Flores d’Arcais, Antonio Tabucchi, don Andrea Gallo, Carlo Lucarelli, Ascanio Celestini, Gustavo Zagrebelsky, Gino Strada e tanti altri (l’elenco completo sul sito della Fiom). Il Pd con l’indicazione del partito di non scendere in piazza (in polemica con la decisione di ospitare sul palco il presidente della comunità montana della Val di Susa, Sandro Plano, chissa che non sarà solo una buona scusa), partecipa con pochi singoli, c’erano infatti: Sergio Cofferati,Paolo Nerozzi, Vincenzo Vita, Marco Miccoli e Pippo Civati.

Democrazia al lavoro”.Questo è stato lo slogan con cui ieri la Fiom è scesa in piazza per lo sciopero generale di otto ore proclamato dai metalmeccanici. Sono i “due temi di fondo” dell’iniziativa, come spiegato dal segretario generale, Maurizio Landini, attorno al quale si snodano più ragioni: “la difesa dei diritti e dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e contro le scelte della Fiat e dell’amministratore delegato, Sergio Marchionne, ma anche di Federmeccanica e, quindi, per la «riconquista» del contratto nazionale di categoria e della rappresentanza in fabbrica”.

Dal palco di Piazza San Giovanni Landini lancia un monito alla Fiat: “basta autoritarismo”. “Si renda disponibile a riaprire una trattativa vera, a fare investimenti concreti in Italia e soprattutto a garantire le libertà sindacali”, rivolgendosi poi all’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, a cui ha detto che “l’idea che le aziende funzionino impedendo ai lavoratori di scegliere il sindacato che vogliono non è utile”e che «dovrebbe smetterla di avere un atteggiamento autoritario verso i lavoratori: non assumere chi è iscritto alla Fiom a Pomigliano o impedire ai tre lavoratori di Melfi ingiustamente licenziati di entrare in fabbrica è una logica sbagliata che non va da nessuna parte».

Mi auguro sia possibile trovare un accordo” sulla riforma del mercato del lavoro “e la manifestazione è stata voluta proprio per dire che accordo vogliamo: noi chiediamo al governo che tolga dal tavolo l’articolo 18”. Lo afferma il leader della Fiom, Maurizio Landini, sfilando al corteo dei metalmeccanici. “Non è facilitando i licenziamenti che si rivolve il problema. C’é, invece, il problema della riforma degli ammortizzatori sociali e significa estendere la Cig a tutti facendo pagare le imprese che oggi non pagano”. La manifestazione dei metalmeccanici rappresenta ‘un grande risultato. Poi le forze politiche devono assumersi le proprie responsabilita’ e mi auguro recuperino la capacità di ascoltaré. Così il leader della Fiom, Maurizio Landini, risponde a chi gli chiede della scelta del Pd di non partecipare al corteo. “I partiti facciano il loro mestiere rappresentando anche gli interessi di chi lavora, che e’anche la parte del Paese che paga le tasse e fa andare avanti il Paese per tutti. Ascoltarli sarebbe utile”. “Vogliamo fare una politica sindacale che metta al centro il lavoro e i diritti, anzi chiediamo al Paese che il lavoro diventi un interesse generale, per dare un futuro ai giovani e cancellare la precarietà”, spiega Landini. “Se le forze politiche che si richiamano a sinistra sono in grado di recuperare una rappresentanza del lavoro non può che far bene, perché preoccupa, in questa fase, la distanza che si sta creando tra le gente comune e la politica in quanto tale, perché la gente comune non si sente rappresentata”.

Alla base della piattaforma la richiesta di estendere l’occupazione e gli ammortizzatori sociali, introdurre un reddito di cittadinanza, cancellare l’articolo 8 della scorsa manovra estiva che consente ai contratti aziendali e territoriali di derogare ai contratti nazionali ed alle leggi sul lavoro, mettere in campo un piano straordinario di investimenti pubblici e privati per creare lavoro e cambiare il modello di sviluppo.

Se da lunedì non parte una trattativa e non ci sono risposte” sulla riforma del mercato del lavoro “siamo pronti a proseguire la mobilitazione fino anche allo sciopero generale”. “I metalmeccanici – ha aggiunto Landini – a San Giovanni sono pronti a tornarci. E anche ad andare sotto i palazzi del governo. Qui c’è il Paese reale”.

Si renda disponibile a riaprire una trattativa vera, a fare investimenti concreti in Italia e soprattutto a garantire le liberta”.

GiuSco

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