Il debutto di questo lavoro al Napoli Teatro Festival – Fringe nel 2009, nell’ambito della Campagna “Io accolgo un rifugiato” 2009 realizzata dalla L.E.S.S., fu una vera novità, tanto da richiedere un supplemento di repliche per soddisfare la richiesta del pubblico.
Per la prima volta a Napoli una compagnia multietnica diretta da Prospero Bentivenga, andava in scena con un racconto scritto sul corpo degli attori.
Il regista e Giusi Marchetta hanno utilizzato la lirica e la denuncia del testo per comporre una drammaturgia corporea ambientata in un carcere.
Le pareti della solitudine è una denuncia poetica del razzismo. L’obiettivo finale è portare lo spettatore, come dice Tahar Ben Jelloun, ad essere “un ladro di bruta realtà”.
“Ho voluto più attori”, dice il regista, “ad interpretare quello che potrebbe essere il caleidoscopico urlo di un uomo solo e disperato, affinché possano esser testimoni di questa moltitudine di vite sospese”.
Comunicato stampa