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Rapporto Ecomafia 2011, presentato al palazzo di Giustizia di Napoli.

Illegalità in crescita, oltre 30 mila illeciti ambientali accertati nel 2010,  84 al giorno, 3,5 ogni ora, per un fatturato da capogiro, pari a 19,3  miliardi di euro, con un incremento del 7,8% rispetto al 2009. Questi i  primi dati che emergono dal rapporto ecomafia di Legambiente, presentato oggi a Napoli presso il Palazzo di Giustizia.

 

Interventi: Avv. Maurizio Montalto – Ufficio di Presidenza dell’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente – Foro di Napoli

 

Col. Sergio Costa – Dirigente Settore Ecomafie della DDA di Napoli – Comandate Provinciale del Corpo Forestale dello Stato

 

Dott. Michele Buonomo – Presidente di Legambiente Campania

 

Dott. Aldo De Chiara – Procuratore Aggiunto Dott. Michele Buonomo – Presidente di Legambiente Campania

 

Dott. Antonio Buonajuto – Presidente Corte di Appello di Napoli

 

Sen. Dott. Tommaso Sodano – Vice Sindaco di Napoli

 

Avv. Francesco Caia – Presid. del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli

 

Ha moderarato l’Avv. Giovanni Siniscalchi Coordinatore della Commissione Ambiente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli

 
 
 
 

Anche nel 2010 gli ecomafiosi hanno sversato tonnellate di veleni in terreni un tempo fertili o nei cantieri di quelli che avrebbero potuto essere quartieri modello, e che si sono trasformati in incubi per chi li abita. Quando non è possibile seppellirli, gli si dà fuoco, magari usando come base per la pira pneumatici smaltiti illegalmente: nella “Terra dei fuochi” in Campania non si arretra nemmeno di fronte alle nuvole di diossina. L’edizione 2011 del rapporto Ecomafia conferma come la seconda area di business per le ecomafie sia il cemento. E poco importa se dopo un temporale interi quartieri vengono sommersi da colate di fango: l’importante è costruire e guadagnare in fretta, risparmiando anche sulla qualità del cemento e sulla sicurezza degli operai. L’attività degli ecomafiosi è sempre più proiettata su una dimensione globale, con Cina e Africa in cima alla lista dei paesi in cui vengono smaltiti rifiuti di ogni tipo, con una preferenza per quelli tecnologici. Si è estesa anche al comparto delle energie da fonti rinnovabili, dimostrando che le organizzazioni criminali esercitano un controllo capillare sul territorio, e non si lasciano sfuggire nessuna occasione di guadagno.

L’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità, insieme ai Centri di azione giuridica e agli Osservatori regionali e provinciali, costituisce la rete per la legalità di Legambiente contro la criminalità ambientale. La rete aderisce a Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie.

Secondo il dossier, sono 290 i clan impegnati nel giro d’affari dell’ecomafia  20 in più rispetto al 2009. Sono cifre stratosferiche, quelle fornite. Per rendere l’idea, Legambiente parla di 1.117 chilometri, all’incirca la distanza tra Reggio Calabria e Milano, una lunga strada immaginaria, coperta da 82.181 tir carichi di rifiuti per un quantitativo di 2 milioni di tonnellate, sequestrati solo in 12 delle 29 inchieste per traffico illecito di rifiuti messe a segno dalle forze dell’ordine nel corso del 2010. Ma non si tratta solo di rifiuti. Il dossier ha stimato che il suolo consumato nel 2010 dall’edilizia abusiva è pari a 540 campi da calcio, con 26mila e 500 nuovi immobili stimati. Una vera e propria cittadina illegale, con 18 mila abitazioni costruite ex novo e la cementificazione di circa 540 ettari.

 

Dove. Come è emerso anche dai precedenti dossier, la Campaniacontinua ad essere in testa alla classifica di illeciti ambientali, con 3.849 casi registrati, il 12,5% del totale nazionale, 4.053 persone denunciate, 60 arresti e 1.216 sequestri, seguita dalla Calabria, dalla Sicilia e dalla Puglia, che insieme raggiungono il 45% dei reati ambientali denunciati lo scorso anno. Una cifra meno elevata rispetto ai rapporti precedenti, visto che si è registrata una crescita dei reati in altre aree geografiche, soprattutto nel Nord Ovest, in cui la percentuale di illegalità ha raggiunto il 12% in Lombardia.

 
 

I reati In primis, vanno considerati i reati relativi al ciclo illegale dei rifiuti, dalle discariche abusive ai traffici illeciti e a quello del cemento, che comprende le cave e l’abusivismo edilizio, che da soli raggiungono il 41% del totale, seguiti dai reati contro la fauna, (19%), dagli incendi dolosi (16%), da quelli nella filiera agroalimentare (15%).

 

Veleni. Il 2010 ha fatto registrare un record per le inchieste sul traffico illecito di veleni, ben 29, che hanno portato all’arresto di 61 persone e alla denuncia di 597, con il coinvolgimento di 76 aziende. Solo dall’inizio di quest’anno, inoltre, sono state 6 le inchieste aperte in questo settore.

 

RIfiuti: CementoLo scorso anno sono stati accertati 6.922 illeciti, con 9.290 persone denunciate. Alla Calabria il triste primato, con 945 infrazioni, seguita dalla Campania, dove si registra il maggior numero di persone denunciate (1.586) e dal Lazio. Un rischio non da poco, soprattutto in Calabria, in cui il 100% dei comuni sono interessati da aree a rischio idrogeologico. Lungo le coste calabresi, è stato accertato un abuso ogni 100 metri, 5.210 in tutta la Regione e 2.000 nella sola Provincia di Reggio Calabria.

 

 

 

I protagonisti. Secondo il dossier di Legambiente, i principali autori dei reati elencati sono molto spesso i colletti bianchi e gli imprenditori collusi, dunque politici, imprenditori, professionisti, mafiosi tradizionali. “Numerose indagini e i rapporti sull’ecomafia finora realizzati dimostrano che il business dell’ecomafia, con la sua capacità pervasiva e la possibilità di occupare stabilmente posti chiave dell’economia, si propaga e si rafforza anche grazie al coinvolgimento dei cosiddetti colletti bianchi (impiegati e quadri in ruoli chiave delle amministrazioni) e alle infiltrazioni nell’imprenditoria legale – ha dichiarato il presidente di Legambiente Campania Dott. Michele Buonomo. Fenomeno che si aggrava notevolmente nelle fasi di crisi economica e di scarsità finanziaria e che rende difficoltoso la svolgimento delle indagini e la ricerca delle responsabilità che si perdono in un percorso travagliato tra legalità e malaffare. Per porre rimedio a questa situazione, avevamo atteso con ansia il decreto col quale il governo deve recepire la Direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, inserendo finalmente i delitti ambientali nel Codice Penale. Purtroppo, ad oggi, lo schema approvato rappresenta una vera e propria ‘occasione mancata’. Si rimane, infatti, nel solco delle fattispecie contravvenzionali, senza riuscire a individuare i delitti, con l’effetto di continuare a fornire alle forze che devono indagare e reprimere armi spuntate: nessuna possibilità di utilizzare le intercettazioni telefoniche e ambientali, impossibilità delle rogatorie internazionali, tempi brevissimi di prescrizione”.

 

Piccola riflessione. E se tra qualche anno, oltre ai rifiuti, dovessimo smaltire anche le scorie radioattive? Pensate che in Italia, dove si registra un numero così elevato di illeciti ambientali, le ecomafie non cercherebbero in qualunque modo di inserirsi anche nel settore? E con quali conseguenze per la nostra salute?

 

Salvatore Micillo

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