Marchette

Cambi di senso senza modificare l’ordine delle lettere … l’Italiano ma anche i vari vernacoli, comprese le Lingue teatrali per eccellenza ovvero il Napoletano, il Siciliano, il Veneto, lo permettono. Ovviamente, il senso più scontato è tanto noto che si potrebbe trascurare la traduzione. Tuttavia, “marchetta” nel dizionario Hoepli è:
[mar-chét-ta]s.f.

1 Dim. di “màrca” 1
2 Talloncino che attesta un avvenuto pagamento
‖ Contromarca di versamenti previdenziali
3 gerg. Nelle case di tolleranza, contrassegno dato alle prostitute a riscontro di ogni prestazione
‖ estens. La prestazione stessa e il suo compenso
‖ pop. Fare marchette, prostituirsi
4 pop. Chi esercita la prostituzione
5 fig. Lavoro poco raccomandabile, che si esegue per compiacere servilmente qualcuno
‖ Fare una marchetta, eseguire un lavoro poco pulito solo per denaro

È, pertanto, consequenziale la domanda: “Si fanno “marchette” anche quando si produce un capolavoro fotografico o di qualsiasi altro genere?”

Qui ci sta bene l’espressione “Pane al pane e vino al vino” ovvero: diciamola tutta, o quasi, senza l’ardire di immaginare il tema possa essere esaurito in due cartelle.

In base al senso di cui sopra, traiamo un collegamento con un “si racconta” che una delle principali pre – occupazioni degli operai era rappresentata dalle marchette. Si trattava di in bollo, una “marca”, quindi, che veniva apposto al libretto di lavoro. Aveva un senso speciale, non rinunciabile: era la prova che erano stati versati i contributi previdenziali, quelli che facevano maturare la pensione. Sul piano storico è innegabile che tutto ciò accadeva per la prima volta in epoca fascista e si è protratto nel tempo. Si può osare: è accaduto fino a che è esistito l’operaio inteso in senso storico, del genere che qui e lì nel mondo si incontra ancora. Adesso quasi non se ne parla più e, in ogni caso, c’è il sospetto che chi lavora difficilmente riuscirà a godere della pensione. Chi sottoscrive un contratto alternativo, uno con cui si pattuisce le varie prestazioni senza un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, ma neppure a tempo determinato, sa bene di cosa si tratti.
Da ciò il senso di “marchetta” non impiegò molto a rappresentare il gettone che il cliente del bordello ritirava alla cassa, ma dopo aver pagato la somma dovuta per la cosiddetta controprestazione in natura. Questa chiave di lettura delle fatidiche nove lettere ha preso così tanto piede da far passare nel dimenticatoio la prima, certamente ricca di significati che suscitano meno allusioni. Appare anche chiaro che in entrambi i casi c’è l’alienazione di una parte del corpo umano, quanto meno di energia fisica che da un corpo doveva essere emessa per essere fornita a un datore di lavoro. È così che si è giunti a un momento in cui non si sentirà mai dire “mettere una marchetta”, bensì “fare marchette”, dicendo chiaramente che si è nell’ambito della prostituzione, che può essere sia maschile che femminile. A chi potrebbe sottolineare il senso di rigetto che il termine dovrebbe suscitare, segnaliamo come sia stato utilizzato da letterati del peso specifico di Pier Paolo Pasolini. È ciò che ha tra l’altro narrato nei suoi romanzi di grandissimo successo. Tuttavia, non finisce qui. Si sente l’evoluzione che sta subendo il termine; si avverte la perturbante modifica di sensi, tanto da giungere alla allusione più o meno esplicita anche a proposito del giornalismo prezzolato, come, nell’ambito delle arti, “fare delle marchette” significa dire che l’opera prodotta abbia origini “aliene”, che la provenienza si possa attribuire all’artista, essendo dovuta a una commissione ben retribuita. In conclusione: anche producendo un capolavoro può essere un “fare marchette”.

Sul giornalismo “marchettaro” o presunto tale, si deve evitare di prendere posizione sia per carenza di titoli ed esperienza ma anche per scelta etica. Chi potrebbe a pieno titolo esprimere giudizi di valore o entrare nel merito di questioni senza leggere carte o atti qualora ci fosse un processo in corso? Si può, a ben vedere, solo segnalare il tema e, considerato che come sempre nel web c’è tutto, ogni interessato si potrebbe fare una idea direttamente, senza alcun condizionamento di chi troppo spesso dichiara verità assolute. Non possedendola, volendo saperne di più, si potrebbe iniziare accedendo qui.

Ovviamente, per saperne di più approfondire, approfondire, approfondire. Il tema è affrontato anche in Le stronzate di Pulcinella.

Alessia Orlando e
Michela Orlando

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