Il fotomontaggio

John Heartfield è uno dei più importanti artisti europei. Lavora in un campo che lui stesso ha creato, quello del fotomontaggio. Attraverso questa nuova forma d’arte esercita una critica sociale. Fermamente dalla parte della classe operaia, smascherò le forze della Repubblica di Weimar che portavano alla guerra; una volta costretto all’esilio combatté contro Hitler. I lavori di questo grande artista, che per la maggior parte compaiono nella stampa dei lavoratori, sono riconosciuti da molti – compreso il sottoscritto – come dei classici. (Bertolt Brecht, 1949)

FARE ARTE, GIOCARE E LAVORARE CON LA FOTOGRAFIA: IL FOTOMONTAGGIO

Il processo fotografico può essere considerato come un viaggio, uno dei tanti che l’uomo intraprende. Da una idea o da una improvvisa folgorazione che ti prende davanti a qualcosa che vedi o solo intravedi, ti può condurre in un mondo altro. Sarà la fantasia a salire al potere, a occupare il trono più alto tra le varie attitudini umane, qualora si voglia entrare nel mondo surreale e favolistico. Non sarebbe diverso qualora si intendesse sfruttare le proprie attitudini artistiche o celebrare una ricorrenza importante per l’umanità attraverso una delle possibili vie offerte dalle arti visive.

Potrà bastare anche solo aver voglia di giocare, di modificare immagini per i social, per la pagina face book, per l’album dei ricordi … Al di là delle espressioni alte del fotomontaggio, appunto, non va trascurato l’approccio ludico, che emerge anche nei vari social. Approssimandosi le feste natalizie e i festeggiamenti per l’anno nuovo, potrebbe tornare utile sfruttare un programma gratuito per incorniciare in maniera simpatica foto proprie e di amici. Un modo semplicissimo e intuitivo è qui.

Basta scegliere la cornice preferita, carica l’immagine prescelta, un click e via! L’immagine da spedire o pubblicare sarà pronta.

Relativamente ad approcci più seri, invece, è anche in queste faccende che i creativi italiani, quelli che si disimpegnano nella pubblicità, eccellono e reggono il confronto con i mostri sacri, con quelli che hanno costruito nobilissime carriere utilizzando il fotomontaggio o l’elaborazione fotografica. Si pensi a Salvador Dalì, a Andy Warol e addirittura a un movimento: il dadaismo berlinese, che nel lavoro di George Grosz trovò una delle espressioni più note. Questi usava sfruttare elementi già fotografati per combinarli con acquerelli, ricavando le sue caratteristiche opere d’arte. Altri nomi:

I° – John Heartfield che fu molto apprezzato da Bertolt Brecht per la sua vicinanza al mondo del lavoro. Famosa una sua immagine in cui il suo volto appare in un francobollo datato 1891 che in realtà è la data della sua nascita. Naturalmente non c’è la data di morte. Non poteva conoscerla, altrimenti è molto probabile che avrebbe escogitato qualcosa di singolare sul piano artistico: 1968.

II° – Hannah Höch. Fu la vera pioniera del fotomontaggio che lavorò nel periodo della Repubblica di Weimar.

III° – Kurt Schwitters. Fu il più poliedrico della combriccola. Sfruttò la sua passione per le arti in genere a partire dal suono, la pagina dattiloscritta e il collage. Ciò lo fa apparire come nome di rilievo non solo nel dadaismo ma anche nel costruttivismo e nel cubismo. È al vertice di quella forma d’arte nota come ARTE DEI DETRITI caratterizzata dal fatto che si ridà vita ai rifiuti quotidiani.

IV° – Raoul Hausmann, austriaco che, muovendo dalla ricerca sui collages fotografici sperimentali, dagli assemblaggi polimaterici e dai poemi sonori, giunse a criticare ferocemente le istituzioni. La sua opera influenzò l’Avanguardia europea dell’immediato dopoguerra ma fu anche il percorso che lo condusse alla sua opera più famosa, una delle icone del XX Secolo: la testa meccanica, datata 1920. Tale figura è alla base anche del lavoro di Yves Klein e Robert Rauschenberg, artisti americani della pop art, come è documentato da numerose lettere che si scambiarono.

V° – Johannes Baader, figlio di un operaio metallurgico di Stoccarda. Iniziò a fare arte come scalpellino, lavorando il marmo a Dresda. Tra le tante opere rilevanti, si segnala il progetto di un tempio mondiale interreligioso. Ebbe la disavventura di essere ritenuto folle e ciò gli consentì la libertà di creare rappresentazioni parodiche dai contorni ingiuriosi sulle identità mitiche. Fondò anche una singolare azienda: la Christus Gmbh (Cristo srl.). Offrì la collaborazione anche a pacifisti e disertori, tentando di identificare la obiezione di coscienza con il martirio cristiano. Il 17 novembre 1918 finì sulle prime pagine dei giornali: creò una performance nella cattedrale di Berlino, titolata Christus ist euch Wurst, per deridere il clero e i politici. Ciò ne provocò un breve arresto.

A questo movimento eterogeneo e complesso fece eco quello del costruttivismo sovietico con gli artisti Lazar’ (o Eliezer) Markovič Lisickij, che si affermò con il nome d’arte El Lissitzky. Produsse, come i coniugi Gustav Klutsis e Valentina Kulagina, pubblicità e manifesti di propaganda per il governo.

Anch’esso, quindi, il fotomontaggio, è un processo che conduce a un risultato concreto. Si può agevolmente pensare a un puzzle, la via più semplice, che nell’insieme di tasselli lascia emergere altre intenzioni, altri confini visivi o semplicemente racconta una vita normale, un episodio, un personaggio, un evento storico …

Si potrebbero fare moltissimi esempi, tutti facilmente realizzabili con i nuovi programmi di elaborazione delle immagini. Certamente non fu così semplice per il fotografo inglese Henry Peach Robinson (1830-1901) che viene indicato come il precursore. La sua carriera iniziò nel 1857.

Egli dovette certamente far ricorso alla stampa sovrapposta di due o più negativi per produrre singolari immagini su carta fotosensibile. Adesso sarebbero richiesti pochi istanti, a esempio, per sostituire i volti dei componenti la Redazione di Radio Siani ai personaggi di Quarto Stato, il famoso quadro di Pellizza da Volpedo …

Ritornando ai mostri sacri, vanno segnalati i nomi del russo Aleksandr Michajlovič Rodčenko e di David Hockney.

Il primo, un russo figlio dello scenografo Michail Michajlovič Rodčenko, praticò il fotomontaggio e sfruttò la sua creatività collaborando con i registi Ejzenštejn e Dziga Vertov. Del secondo curò anche i manifesti per i suoi film.

David Hockney, invece, è un contemporaneo al vertice della pop art anglosassone, trapiantato in California. La sua produzione si incentra sull’elemento figurativo che trasfonde sia nella pittura che nelle incisioni, nei disegni, nei ritratti e nelle fotografie sfruttate in collage, formati da foto realizzate con le fotocamere Polaroid. È anche scenografo. Ha lavorato nell’Ubu re di Alfred Jarry, allestito al Royal Court Theatre, Londra, nel 1963. Negli anni Settanta realizzò le scenografie de La carriera di un libertino, per il Glyndebourne Festival Opera e di Il flauto magico, al Metropolitan Opera, New York. Nel 1994 disegnò i costumi della Turandot, messa in scena alla San Francisco Opera.

Alessia Orlando e
Michela Orlando

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