Home / WebRadio / Vip blog / Michela e Alessia Orlando / Fotografare al femminile: sì o no?

Fotografare al femminile: sì o no?

“Non si chiede mai a un pittore quali pennelli usa o a uno scrittore che macchina per scrivere usa […]. Quel che conta è l’idea non la macchina fotografica” (Man Ray)

“Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate” (Diane Arbus)

FOTOGRAFIA AL FEMMINILE: SI O NO?

Sarebbe come entrare in un ginepraio, qualora si volesse affrontare il tema: Esiste una fotografia al femminile? Sostenibile tutto e il contrario, salvo poi verificare che ognuno è restato fermo sulle proprie convinzioni. Quel che è certo: I le donne sanno ‘vedere’ ciò che fotografano, anche se spesso sono sorprese da quel che scoprono nel rettangolo prodotto, né più ne meno che i maschi; II amano (non tutte …) non solo farsi fotografare ma anche farlo. Per dimostrare questi assunti si potrebbero immediatamente sparare a raffica decine di nomi, a partire da Tina Modotti.

Si potrebbero anche elencare dozzine di mostre con loro scatti fotografici anche se non sono mancate donne che non sono state mai in mostra. Una: Vivian Dorothea Maier.

Fece tutt’altro che starsene a pensare alla sua affermazione personale. Si mantenne lavorando come baby sitter a New York. Solo John Maloof, che acquistò migliaia di suoi negativi, a portarla agli onori della cronaca ed è singolare che pure questi fosse lontano mille miglia dal mondo della fotografia: agente immobiliare ma appassionato di fotografia. La carriera della fotografa per caso è anche narrata in un documentario, firmato pure questo da Maloof: Alla ricerca di Vivian Maier, edito da Feltrinelli real cinema.

Altro nome al femminile: NAN GOLDIN. Nata a Washington Dc nel 1953, cresciuta a Boston, frequentò la School of the Musem of Fine Arts. A New York dal 1978, si è affermata come una delle maggiori esponenti dell’arte fotografica. Fino a diciotto anni usò la fotografia come fosse un ‘diario in pubblico’ per far coincidere la fotografia con la vita stessa, dominata da una colonna sonora punk: Ballata della dipendenze sessuale.

Nan Goldin si spende dando rilievo alla parte trasgressiva, al buio della vita segnalandone gli aspetti intimistici. In tal modo i ricordi privati si fanno arte con il semplice gesto di esporli, così come è accaduto con il suo Autoritratto un mese dopo essere stata picchiata. Indimenticabile è la sua mostra, organizzata come attivista di Act Up, tenuta a New York nel 1989.

Tutta da scoprire è, poi, la innovativa ricerca al femminile di Ramona Zordini, sul suo sito personale  e su etsy, che, dopo gli studi presso la Libera Accademia di Belle Arti di Brescia e un Diploma Specialistico in Fotografia, si mette a insegnare Fotografia, mentre viene pubblicata su riviste Internazionali, tipo Zoom e vince il Premio Telethon edizione 2009.

Sorprese ulteriori, infine, si avranno da Lucia Pulvirenti, siciliana, alle cui immagini ci si dovrebbe avvicinare sapendo che si alzeranno le mani e ci si inchinerà per la loro potenza narrativa e per mille altre ragioni che si dovrebbero scoprire lentamente. È una eloquenza delle immagini, quella cui si tributerà gli onori, non delle parole che la stessa Lucia non ama per dire di sé e di quel che fa.

Alessia Orlando e
Michela Orlando

Vedi Anche

Marchette

Cambi di senso senza modificare l’ordine delle lettere … l’Italiano ma anche i vari vernacoli, …