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Nel tempo del Grand Tour

“Cosa voglio esprimere con la mia opera? Niente di diverso da quello che ogni artista cerca: raggiungere l’armonia tramite l’equilibrio dei rapporti fra linee, colori e superfici. Solo in modo più nitido e più forte”. Pieter Cornelis Mondriaan

NEL TEMPO DEL GRAND TOUR O IN FUTURO ROSEO PER IL PATRIMONIO ARTISTICO

Ti svegli e ti avvicini alla finestra. Non sei ancora sufficientemente lontano dalla notte, dai sogni. La luce del mattino ti offre la tua città ma la vedi diversa dal solito. Sarà per l’umidità, sarà per il tuo sguardo languido, ma tutto appare diverso, quasi irriconoscibile. Fotografare in automatico indurrà la fotocamera a risolvere un po’ di problemi ma forse è meglio farlo in manuale. Questione di gusti ma quei colori acidi forse è meglio fissarli. Si può immaginare di essere davanti a uno specchio in grado di distorcere le forme e i colori oppure no, oppure godere di uno speciale stato di coscienza che ti fa vedere tutto così come lo stai solo immaginando e quel che ne verrà fuori sarà una costruzione fatta di luci, ombre, colori di altre fatture, magari addirittura tutto ti apparirà scialbo. Vale la pena provarci e vedere che ne verrà fuori. Potrà quindi essere una rappresentazione velata dell’ambiente reale a te ben noto, oppure ti imbatterai in qualcosa che non avevi mai osservato, a differenze sostanziali. Si tratta del tema ampio che ti svela come il mondo non sia oggettivo. Ogni volta che l’osservi la scena è suscettibile di cambiamenti sostanziali ma basta che cambi una sola delle componenti per te rilevanti e il risultato non sarà mai lo stesso: alla tua coscienza affioreranno sensazioni affatto diverse. Vanno godute con lo stesso atteggiamento che si assume stando seduti davanti a una opera pittorica che ti ha bloccato, trascinandoti in una dimensione mai sperimentata. Si è comunque davanti a una opera d’arte che può risentire dell’intervento dell’uomo. Si dà rilevanza, a esempio, alle strutture fisse o a quelle mobili… ai palazzi o alle auto che transitano, a esempio, ma anche ai pedoni mentre il vetro della finestra o il cristallo dell’automobile che stai guidando sono bagnati dalla pioggia battente. Vivi una atmosfera sospesa, mentre è fermo il tempo, congelato nella fotografia che rocambolescamente hai tirato fuori, con le auto che sfrecciavano alla tua sinistra. Tutto è riconoscibile. Le automobili, va da sé, il palazzo giallo, il suo profilo, le finestre, il semaforo, una aiuola… ma solo perché sai che sono lì, che la pioggia non ha il potere di dilavare tutto, a meno che non si tratti di un diluvio universale. È proprio così che, da una realtà a te ben nota e sperimentata in altri momenti, ti ritrovi in una dimensione altra, più pittorica, dove ciò che fotografi diventa spettacolo personale. Nessun altro oltre te potrà mai tirare fuori uno scatto come quello, nel senso della sua unicità. Confrontando più scatti si potrà osservare anche immagini tra loro in conflitto estetico e sarà inutile starsene a pensare a quale sia migliore, considerando che entrambe potranno regalare sensazioni diverse senza mai saper individuare dove si collochi il confine tra esse, dove le stesse situazioni si distaccano sino a sembrare divergere, per condurti in due scenari diversi. Potrai individuare elementi della normale quotidianità o caratteristiche ignote, il vecchio o la novità, grazie a elementi estetici che sembrano essi stessi farsi liquidi, come le gocce che si interpongono tra te e la materia che li costituisce. Il mondo forse si sta sciogliendo, in un assurdo processo di fusione, ma non c’è alcun intervento del calore, nessun altoforno né mano di fabbro o allucinazione da sostanze psicotrope, né miracolo da piccolo chimico o da prestidigitatore. È solo il mondo che si offre per l’ennesima volta all’obiettivo e alla tua attenzione. Lo sguardo potrà seguire i punti focali nettamente, senza ostacoli veri, essendo ciò che si impone più clamorosamente, grazie all’effetto della luce, ma potrà anche soffermarsi sul non visto con chiarezza, sul tremolio, su ciò che sembrerebbe voler sottrarsi alla vista. Ti potrai trovare davanti a una figura geometrica che ti ricorda il frattale di Mandelbrot, anche per le suggestive immagini a colori, oppure davanti alle disarmonie di una gru che si staglia contro il verde di una collina, in cui hanno trapiantato cipressi, mentre prima c’erano vigneti e uliveti. Potrai osservare un paesaggio in via di desertificazione e ricordarti di quando certe aree della Campania erano isolate dal mondo, come a esempio la Penisola sorrentina; non sarà difficile appropriarsi di ricordi di altri, immaginare di fare un salto indietro nel tempo e fermarsi all’epoca del Grand Tour, quando le acque del mare delle Sirene erano terse e le barche sembravano galleggiare non sulle acque, bensì nell’aria perfettamente pulita, come in un sogno piacevole. Ma si potrebbe anche immaginare di fare un salto nel futuro per fotografare un patrimonio artistico finalmente ben curato dalle istituzioni, con il patrimonio storico e ambientale non più sottoposto a rischi di definitivo deterioramento. Potrà pure essere soltanto una figura del mondo reale che sta svoltando l’angolo e ne vedi l’ombra parziale oppure, a esempio, si tratterà dell’ombra intera ma ovattata di qualcosa che in pieno sole sarebbe stato il fulcro dell’immagine. Nulla sarà mai uguale a sé stesso e forse mai davvero diverso, considerato che più volte, davanti a fotografie affatto diverse, saprai con certezza che quello è il tuo mondo, senza limiti né confini né possibilità di limitazione della tua voglia di appropriartene, fotografandolo. Non occorrerà sottrarlo a nessuno. Tutto è di tutti, se lo si può fotografare. È ciò che definiamo ‘mondo reale’, senza davvero sapere cosa sia, eppure appartiene di più a qualcuno che ad altri, emarginati fino al punto da doverlo ignorare. Sarà, tuttavia, un mondo che dovrebbe piacere oppure no, ma interessare comunque, anche quando solleciterà solo la curiosità o addirittura repulsione e ciò anche per tentare di sciogliere i dubbi sulla sua sostanza attraverso le arti visive, cui tutti si possono avvicinare.

Alessia Orlando e
Michela Orlando

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