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Fotografare le tre carte

“Arricuordate, tu ca saje jocà, ca lo jocatore fino non ghioca solamente co le carte propie, ma pure co chelle de lo compagno. Ricordati, o buon giocatore, che non giochi soltanto con le tue ma anche con le carte del compagno”.
(Dall’ultima regola per lo Scopone, di Chitarrella, traduzione di Giriali Zuchizu)

FOTOGRAFARE LE TRE CARTE

Le carte napoletane sono un ottimo soggetto fotografico. Il bianconero del dorso di una sola delle quaranta carte, costituito anche da grigi per formare numerosi cubi con facce in ombra o illuminate, potrebbe risultare intrigante. Altrettanto bella sarebbe una foto da realizzare dopo averle divise e affiancate in fila, per mostrare sempre il dorso e la parte in ombra sulla base di appoggio. Si riprodurrebbe una texture fatta di chiari e scuri drammatici. Questo tipo di carte è ben noto non solo ai napoletani, anche perché sono un caposaldo per due dei giochi più famosi: il tressette, importato dalla Spagna, e lo scopone. Le regole furono dettate soprattutto dal celebre Chitarrella, in Latino. Sono contenute in un codice dove tratta sia dello scopone che del tressette. Chi davvero fosse Chitarrella è tuttora ignoto. Per tradizione si afferma che sia lo pseudonimo di uno scrittore napoletano del Settecento, forse un prete napoletano o un monaco domenicano, rimasto sconosciuto. Tuttavia, pare che nel 1750 pubblicò due trattatelli, in un latino non molto preciso: De regulis ludendi ac solvendi in mediatore et tresseptem e De regulis scoponis. Come si nota, emerge anche un altro gioco: ‘Il mediatore’, di cui si è perso il ricordo. Tuttavia, delle regole dettate dal Chitarrella è ancora possibile reperire la traduzione in Napoletano. La realizzò lo scrittore ed editore Luigi Chiurazzi, nel 1866, che si firmò con l’anagramma Giriali Zuchizu.

Più recentemente, le carte tornano alla ribalta, ma nel limitato numero di tre, in un altro libro e nella presentazione di ‘Il gioco delle tre carte‘ di Marco Malvaldi, Sellerio Editore Palermo, si legge che “nel gioco delle tre carte un esercizio di abilità e di elusione fornisce lo schema generico per risolvere un enigma criminoso consistente nel nascondere ostentando. Nel corso di un congresso, si trova ucciso un vecchio professore giapponese. La chiave pare sia in un computer che non contiene niente di significativo”.

Il gioco delle carte, quindi, è utilizzato in letteratura per svelare gli elementi utilizzati nel porre in essere fatti criminosi, avvalendosi della tecnica nota ai prestigiatori come Misdirection, distrazione.

Tralasciando il nesso tra il gioco delle tre carte e quello delle tre scatolette, la memoria del genere di trucco conduce a quello antichissimo delle tre campanelle, ancora in voga per truffare e non solo a sud.

Si può approfondire il tema, nonché ammirare The Conjurer, il quadro di Jheronimus Bosch che dimostra quanto sia antico il gioco delle tre campanelle, dipinto tra il 1496 e il 1520, qui.

Il fenomeno truffaldino, riconducendolo alla fotografia, non sarebbe difficile documentarlo. Basterebbe dotarsi di un teleobiettivo, avvicinarsi alla stazione Garibaldi di Napoli, inquadrare un capannello che di solito staziona sul marciapiede a destra, dando le spalle alla stessa stazione, scattare avvicinandosi sempre più vicino…

Ripetendo l’operazione per più giorni di seguito, si noterebbero sempre gli stessi volti, quelli dei compari, e qualcuno nuovo, ovvero quelli dei malcapitati, ormai pronti a essere incastrati nel gioco truffaldino.

Purtroppo a quel punto non c’è via di fuga. Qualora si scoprisse l’inganno e si riuscisse a puntare sulla carta vincente, dopo aver perso molto, basterebbe un attimo di intesa tra i truffatori e via … a gambe levate con il malloppo, così come accadrebbe qualora intervenisse la Polizia di Stato.

Per capire quanti rischi si corrano nel lasciarsi coinvolgere e giocare, si può cercare nel web la versione del gioco di un prestidigitatore. È sufficiente digitare: Il gioco delle tre carte e andrà bene qualsiasi filmato, anche quelli in cui si usano carte francesi.

Ovviamente, costoro, quelli che si muovono con un tavolinetto leggero, senza trascurare neppure gli autogrill in autostrada, non hanno la perizia dei grandi prestigiatori, professionisti che sanno impalmare carte, monete e quant’altro occorra per meravigliare e non certo truffare. Ma ciò solo perché per imbrogliare uno sprovveduto, abbagliato dalla certezza di vincere, basta meno perizia.

Alessia Orlando e
Michela Orlando

 

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