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Nessun morto! Nessun morto! Nessun morto!

Ecco il dato dei botti di Capodanno che ha dato una prima buona notizia per questo 2014, o almeno se la si vuole vedere positivamente. Restano ancora numerosi i feriti di questo scempio dell’illegalità, è ancora troppo forte il numero dei feriti, ma se si pensa ai bollettini di guerra dei primi dell’anno passati, forse di qualche piccolo passo si è avanzati, coscienti che non basta e la sensibilizzazione deve essere sempre più incisiva. Spesso non ci si rende nemmeno conto del legame che c’è tra la vendita di queste armi pericolosissime e i circoli viziosi della malavita alle spalle di tutto questo sistema.

Noi di Sottoterra promuoviamo sempre allo scadere dell’anno campagne di sensibilizzazione in strada con manifesti e striscioni nelle piazze gremite di Frattamaggiore per le vigilie. Lo striscione “Nu sparà, sparagn!” simbolicamente oltre al non spendere soldi in botti illegali, vuole soprattutto far “sparagnare” le entrate della camorra. La resistenza più forte riscontrata parlando direttamente alla gente è proprio quella di non percepire il saldo connubio che c’è tra criminalità e questo tipo di attività.

Sparare i botti, così come sfociare nell’illegalità e sguazzarci come fa un maiale nel fango, seduce e non poco per chi è abituato a massacrare la legalità. Per chi non sa nemmeno cosa sia la legalità. La si può paragonare ad una forma di seduzione perché la violenza, il crimine, il rumore provoca divertimento. Un divertimento malsano ma percepito come soddisfacente e saziante per alcuni. Sono questi i killer della legalità che si eccitano al rumore dello scoppio dei botti e che non si pentono fin quando non si accorgono che ad uno o due occhi non vedono più o quando non possono più contare con le mani fino a dieci. Se questi 561, inclusi tutti gli altri che hanno sparato botti, fossero stati sordi, in Italia non si sarebbe contato un solo ferito. Non ci possiamo far niente ma dobbiamo autoetichettarci come la città che ha inventato il rumore: nei mercati, urla, applausi, clacson, botti, spari, ecc. Un rumore che, ironicamente, associamo a quello delle zone di guerra come l’Iraq o l’Afghanistan (manco ci fossimo stati in quelle zone). Purtroppo lì si vive e si combattono guerre etniche, religiose, antiregime che portano alla vera e propria guerra. Quella fatta di mine, missili, colpi di kalashnikov. Qui, invece, facciamo scoppiare la guerra per un anno nuovo. Per quel semplice obbligo e sfizio di non poter rimanere in silenzio perché altrimenti sarebbe una tristezza assurda.

Anche noi di Sottoterra Movimento Antimafie abbiamo fatto scoppiare una guerra: una guerra di posizione. Per dire alla città che noi i botti non li vogliamo sparare e che ci teniamo ai nostri occhi e alle nostre mani per vedere e toccare a mano la realtà che ci circonda così da poter denunciare le ingiustizie. Una guerra di posizione e non di sensibilizzazione poiché l’essere umano si autosensibilizza dopo essersi reso conto dei rischi cui va incontro. 

Movimento Sottoterra