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Trivellazioni: La Consulta ammette il referendum.

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La Corte Costituzionale da ragione ai movimenti ed alle Regioni, ha dichiarato infatti ammissibile il quesito referendario sulle trivellazioni in mare.
Il quesito riguarda la durata delle autorizzazioni per le esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate. I cittadini saranno chiamati quindi ad esprimersi per evitare che i permessi già accordati entro le 12 miglia possano proseguire anche oltre la scadenza, per tutta la “durata della vita utile del giacimento”. Rimane fermo il limite delle 12 miglia marine, all’ interno delle quali non sarà più possibile accordare permessi di ricerca o sfruttamento.
In origine i quesiti referendari erano 6 e il 27 novembre la Cassazione diede il via libera. A causa di una serie di modifiche nella legge di Stabilità, la Cassazione è tornata a pronunciarsi l’8 gennaio il punto centrale, è sopravvissuto: quello sulla durata dello sfruttamento di giacimenti lì dove le autorizzazioni siano state già rilasciate.
Due quesiti verranno valutati dalla Corte, con il conflitto di attribuzione è possibile recuperarli .
“ Un buon risultato perchè finalmente il tema delle trivellazioni acquisisce una dimensione politica. Verrà così aperto un dibattito su una materia che fino ad ora è rimasta oggetto di superficiali considerazioni.”
Afferma il Comitato no trivellazioni petrolifere in Irpinia, che da tempo si batte contro le trivellazioni sul territorio .
“ I comitati sollecitano da tempo una regolamentazione complessiva della disciplina che, purtroppo, manca di prescrizioni di reale garanzia per i territori interessati dalle trivellazioni. Il caso Irpinia è emblematico. Qui vogliono cercare petrolio in sito prossimo 100 metri dal centro urbano di Gesualdo (AV), in un’area nella quale vivono 50mila persone, interessata da un’economia fortemente legata alle produzioni agricole di qualità che alimenta un fiorente indotto nell’agro alimentare, nel bel mezzo del bacino idrico più grande del Sud che da solo approvvigiona di acqua potabile Napoli, la Campania e buona parte della Puglia. Trivellare senza garanzie di sostenibilità ambientale e socio economica è diventata una pratica assolutamente insostenibile perchè non supportata da alcuna garanzia per le popolazioni. Il referendum come grimaldello per rompere quel muro di silenzio su una materia che sino ad ora si è voluta mantenere oscura a favore delle lobbies del petrolio e dei loro interessi. Al momento, oltre al sostegno delle iniziative referendarie, continueremo a sostenere la campagna di sensibilizzazione sulla vicenda. L’obiettivo è arrivare a ottenere dalla Regione Campania l’introduzione di prescrizioni normative di tutela e salvaguardia delle risorse naturali strategiche delle aree interne e di tutte le aree interessate da importanti attività antropiche legate alle produzioni agricole di qualità. L’esempio che proponiamo è il sistema di governo del territorio introdotto dalla Regione Toscana finalizzato a conciliare tutela dell’ambiente, del paesaggio con le vocazioni economiche del territori”.

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