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Ancora racket a Ercolano: quattro arresti

Ancora richieste di estorsione ad Ercolano. Il nuovo sodalizio criminale, composto dai reduci dei tanti processi per associazione mafiosa che hanno investito la città degli scavi negli ultimi 10 anni, tenta di legittimarsi ancora una volta.

 

Un allarme che ormai da anni Radio Siani attraverso i canali di comunicazione e gli attivisti denuncia: un fenomeno che abbiamo visto crescere e svilupparsi, denunciandolo in più sedi. È normalissimo che tutto ciò accade, si ripete e tenta di tornare se dopo l’encomiabile lavoro svolto negli anni passati da magistratura forze dell’ordine associazione antiracket commercianti e cittadini, non si passa al livello successivo.

Il fenomeno è culturale, sociale ed economico, gli interventi devono essere molteplici e l’attenzione sempre alta. Non bastano solo le Forze dell’Ordine e gli arresti.

Il non riconoscere un problema, non vederlo, o spesso addirittura ignorarlo non può che aggravare il fenomeno, ed eccoci qua ancora una volta, a parlare di racket ed estorsione in una città che aveva alzato la testa e detto basta, ma che fondamentalmente è rimasta inascoltata.

Grazie ai Carabinieri della Compagnia di Torre del Greco che hanno dato esecuzione questa mattina ad un decreto di fermo di indiziato di delitto – emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che ha diretto e coordinato le indagini – nei confronti di quattro persone (tre libere), tutte affiliate al clan “Ascione-Papale”, ritenute responsabili a vario titolo di estorsione e tentata estorsione aggravate dal metodo mafioso si è sventato l’ennesimo ritorno agli anni bui considerando che tra i fermati questa volta figura anche il reggente del nuovo sodalizio criminale.

Le indagini hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati in relazione ad un’estorsione di 15.000 euro ed una tentata seconda estorsione di ulteriori soldi e beni, avanzate negli ultimi mesi ai danni di un cittadino di Ercolano, dipendente di un’attività commerciale. Gli arrestati, attraverso la forza intimidatrice derivante dall’appartenenza alla organizzazione camorristica, hanno intimorito la vittima, recandosi anche presso il suo luogo di lavoro, intimandole che se avesse voluto aprire una nuova attività commerciale avrebbe dovuto pagare loro 20.000 euro.

I Carabinieri hanno evitato il concretizzarsi del tentativo di racket ed il perpetrarsi di ulteriori richieste estorsive. Un altro esempio dell’ormai consolidato «modello Ercolano», dove la piaga del pizzo viene combattuta grazie alle denunce di massa delle vittime taglieggiate e all’impegno di forze dell’ordine e magistratura.

 

Tutto questo accade mentre due importanti processi proprio per associazione mafiosa e racket iniziano l’iter giudiziario presso il tribunale di Napoli e dove ancora una volta chi ha deciso di schierarsi contro questo fenomeno si è costituito parte civile come l’associazione antiracket di Ercolano e la nostra Cooperativa Sociale, per ribadire con forza che indietro a quegli anni di paura e violenza non si vuole più tornare, ma ancora una volta il monito va alle istituzioni e ai cittadini tutti di prendere consapevolezza e sostenere con tutte le forze questo difficile e complicato cambiamento.

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