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Don Ciotti: nella lotta alle Mafie ci vuole unità e umiltà

Don Luigi Ciotti, fondatore e riferimento nazionale della Rete di Associazioni, uomini e numeri contro le Mafie, di Libera, Domenica 28 gennaio, alle h 15.00 è stato al Presidio porticese dell’Associazione nel bene confiscato alle camorre di Villa Fernandez, sulla centralissima via Diaz.

Dopo aver partecipato nella mattinata ad un affollato corteo di donne, uomini, bambini contro le guerre e per la giustizia, indetto dal Parroco Padre Giorgio Pisano, che poi ha accompagnato Don Luigi al bene confiscato, è venuto a conoscere e confrontarsi con le attività che, al suo interno, vengono svolte dalle Associazioni, volontari, realtà scolastiche e istituzionali, coordinate dal Collegamento Campano contro le Camorre, aderenti alla Rete e alle finalità culturali e organizzative di Libera.

Alla presenza di un folto pubblico, dopo l’esibizione del coro “Note di legalità”, e di ragazzi della scuola di recitazione, tutte e due attivi all’interno del Presidio porticese, hanno dato un loro contributo di testimonianza parenti di vittime innocenti della camorra, membri delle varie realtà associative che lavorano nel Presidio. Nel saluto di benvenuto, l’Avvocato Leandro Limoccia, Referente del Presidio e Presidente del Collegamento Campano, ha brevemente illustrato i “4 assi” su cui si muove il fare (“sporcarsi le mani restando puliti”) del Presidio.

Essi sono: 1. Una società libera dalle Mafie, dalla corruzione e dalla malapolitica;
2. Per una cittadinanza attiva, partecipativa e consapevole; democratica e solidale;
3. Lotta e strategie per affrontare vecchie e nuove povertà;
4. Lotta non violenta per la pace e l’integrazione tra i popoli, tra culture diverse; per l’accoglienza.

Sulla base di queste indicazioni, che sono frutto di una puntuale elaborazione decennale merituale, dal valore e dalla dignità di consapevole contributo di metodo e di riflessione culturale e politica, si dispiega un ventaglio piuttosto ampio di attività. Sono state citate quelle della Giocatori Anonimi, un ‘associazione di mutuo aiuto e scambio contro la dipendenza dal gioco; quelle del Presidio Medico, con medici di alta e riconosciuta professionalità, coordinato dal Dott. Massimo Spiezie, che eroga cure specialistiche gratis per coloro che ne hanno bisogno; quella del Banco Farmaceutico, in cui due dottoresse farmaciste, sempre volontarie, dispensano medicinali, sulla base di prescrizioni mediche, per coloro che non vi possono accedere a pagamento; del Banco Alimentare, con la distribuzione di quasi 200 pacchi alimentari per i bisognosi del territorio; quella del Presidio Legale, che affronta problematiche e istruisce atti di difesa legale con il Gratuito Patrocinio; un Presidio di sostegno psicologico per ragazze e adolescenti;

Finetica e la sua politica di piccoli prestiti a persone e ad aziende familiari. Tutte attività a nessuno costo per coloro che vi accedono, basate su lavoro volontario. E senza contare le numerose, frequenti iniziative culturali: di presentazione di libri, di film di giovani registi; oltre a quelli presentati in collaborazione col Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli. In particolare l’Avv. Limoccia ha sottolineato come l’attività dei volontari si dispieghi sulla base del “prendersi cura”, non solo dell’”altro”, che vi si accosta, ma anche sullo spirito di accoglienza reciproca e “circolare” tra gli stessi volontari e i mondi, le idee che rappresentano.

Dopo di che è intervenuto Don Luigi Ciotti. Il suo discorso è stato articolato, profondo, di largo spettro culturale e politico. Seguito con la massima attenzione degli astanti: tutti legati al mondo associativo e del volontariato sociali. Con nessun rappresentante delle istituzioni e della politica locale. Ha ringraziato per l’accoglienza: in particolare del Coro, che, per celeste casualità, ha intonato un’aria alpina che gli ha ricordato specifiche esperienze personali. Ha ricordato la lunga, calorosa amicizia e stima da comune militanza con Leandro Limoccia dai tempi del “Gruppo Abele” e dell’inizio di Libera.

Partendo dal saluto e la affettuosa solidarietà con i parenti delle vittime innocenti di Mafia, che ogni anno aumentano di numero, anche dal passato, prima ignote, ha definito fondante della stessa “Libera” l’esigenza di conservare, viva e attuale, la memoria; di cui i familiari delle vittime innocenti sono le testimonianze viventi. Si è complimentato con l’ampiezza e la varietà, però omogenea, delle attività di Libera Portici. Ha definito il fare qui dispiegato un esempio per tutto il mondo di Libera. Ha brevemente delineato lo stato dello scontro dello stato e della società italiana, contro le mafie: esse sono “silenti”. Nel senso che le più pericolose oggi hanno cambiato strategia: non più campagne sanguinose, ma penetrazione silenziosa nelle istituzioni, negli affari e perfino nella grande finanza internazionale, grazie a corruzione e connivenze con la malapolitica. Tranne che nel Napoletano e a Foggia, dove, in particolare, è in atto una mattanza sanguinosa, ai più sconosciuta.

Ha citato l’attività del Procuratore di Reggio Calabria F. Cafiero De Raho che è riuscito dare colpi alle mafie della Calabria prima ritenute invincibili: un Magistrato di grande professionalità e di valore personale. Le mafie non sono invincibili: se c’è volontà e capacità politica e istituzionale esse possono essere significativamente debellate. Ha parlato delle nuove Leggi antimafia, certamente si possono migliorare, ma sono comunque nuovi e più validi strumenti per intervenire; così come per le leggi anticorruzione: la corruzione è un varco con cui le mafie penetrano profondamente nelle istituzioni. Ha parlato del fatto che “ci hanno rubato le parole”: di legalità e perfino di antimafia. Esse sono divenuti vuoti simulacri di “retorica celebrativa”, ovvero, tutto il contrario della memoria attiva e militante. E sono proprio spesso segmenti istituzionali contigui alle mafie che le sbandierano. Libera in questo smascheramento, come nell’affrontare e prendersi carico tutte le numerose questioni (lavoro, economia, diritti democratici, ecc.) inerenti alla lotta alle mafie, fa politica in senso alto: ma non è partitica. Ha affrontato il tema della politica che “o è etica o è altra cosa”. Alla vigilia di questa tornata elettorale, non si ha l’impressione che le indicazioni, che vengono dalle forze in lizza, rispondano a queste istanze generali. Ha ribadito che nella lotta alle Mafie ci vuole unità e umiltà.

 

Francesco Capozzi

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