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Razzismo, indifferenza e solidarietà. Tra una rimessa laterale e una punizione “ci dicono che dobbiamo morire in mare”.

Fonte Facebook ARCI Napoli Calcio

Con altri però nascono delle belle amicizie.

C’è chi combatte contro il razzismo sui campi tutti i giorni.

 

E’ una squadra simbolo nata per lanciare un messaggio d’integrazione: “L’Arci Napoli Calcio”, composta quasi per intero da migranti. Alcuni sono sopravvissuti a persecuzioni, campi di prigionia e a drammatiche “trasferte” in mare e nel deserto.

 

Sui terreni dei campionati amatoriali dilettantistici campani e nazionali, lontano dai riflettori, tutti garantiscono che entrano in campo solo per giocare e divertirsi. Uno spirito che purtroppo, molto spesso, non viene sempre assecondato da alcuni avversari che colgono l’occasione per manifestare sentimenti di discriminazione.

 

Episodi che in gran parte dei casi si limitano all’attacco verbale, come racconta Abdoulaye Tounkara, 27 anni, arrivato sei anni fa dal Senegal e oggi tra i coordinatori della Squadra Arci Napoli assieme al mister Danilo Scognamiglio e ai dirigenti Valeria Auricchio e Massimo Mola.

 

“Di Episodi di razzismo in campo ne capitano tantissimi. Viviamo un sacco, un sacco di razzismo – sottolinea Abdou, che lavora anche come operatore culturale -. Ci dicono che dobbiamo tornare a casa o peggio che dovevamo morire in mare. Però non mancano esperienze positive. Nei campi da gioco ho fatto anche tante amicizie.”

 

“…Balotelli ha fatto bene a protestare durante la partita. Bisogna responsabilizzare maggiormente arbitri e organi sportivi”.

 

 

L’intervista di Abdoulaye Tounkara

 

 

 

Valerio Di Salle

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