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San Giovanni a Teduccio e le promesse mancate. Sviluppo, riqualificazione ed opportunità.

Pierfrancesco Buontempo

La triade vincente è stata spesso sbandierata su Napoli Est dopo l’apertura della Ios Apple Academy all’interno del Polo Scientifico dell’Università Federico II di San Giovanni a Teduccio. Così come per la stazione della metropolitana della linea 2 ed in occasione dell’inaugurazione del nuovo lungomare. Una Silicon Valley tutta made in Naples? In tanti si sono posti questa domanda. Il quartiere famoso per essere stato in passato area dormitorio per i tanti operai che lavoravano nelle fabbriche di tutta la zona est, è nuovamente sulle prime pagine dei quotidiani per il grande murales dedicato al calciatore Maradona sulla grande facciata delle palazzine del Bronx, ad opera di Jorit Agoch. Anche il The Guardian ha celebrato il viso del giocatore argentino inserendola come foto del giorno (Murales Maradona su The Guardian).  E mentre c’è chi si interroga sull’utilità di un’opera di street art tra gli spacciatori e le fogne del celebre caseggiato di San Giovanni, scopriamo che in determinati periodi dell’anno l’attenzione sulla periferia est si accende e si spegne ad intermittenza, quasi come le lampadine della stazione della metro.
Una luce fioca ma piena di ottimismo e volontà invece resta quella di alcune realtà del posto che riflettori mediatici o no, riescono a dare risposte concrete ai primi tre concetti che altri sbandierano ovunque. Stiamo parlando del Teatro Nest che in pochi anni ha raggiunto molti obiettivi ma che fa fatica comunque a portare avanti un’idea di spazio aggregativo funzionale all’interno di una periferia priva di “luoghi per la cultura”. Il Nest riesce a portare i bambini a contatto con il teatro grazie all’organizzazione di numerosi eventi e laboratori creativi e smuove le coscienze dei grandi, portando in scena il teatro sperimentale e geni come Toni Servillo, il tutto in una vecchia palestra della scuola elementare che è stata ristrutturata. In città moderne e sviluppate tutto questo potrebbe sembrare la normalità, mentre a Napoli esperimenti del genere rappresentano delle battaglie quotidiane contro il degrado e l’abbandono scolastico, utilizzando come unica arma l’educazione alla cultura.
Ma chi vive davvero il quartiere, che cosa ne pensa di questo nuovo volto rappresentato dalla facciata avveniristica dell’Università Federico II o della stazione della metropolitana utilizzata come capolinea della Linea 2?
“Negli ultimi abbiamo avvertito un’ aria di cambiamento in città sia per una maggiore attenzione degli amministratori locali ma anche per un fattore macro, entrambe causa del fatto che Napoli diventasse una delle mete del turismo low cost in Europa- ci racconta Emmanuel Galateo, praticante avvocato- San Giovanni è tutta l’ area Est, però non usufruisce di questo momento di crescita, anche se potrebbe diventare una nuova zona residenziale grazie al nuovo campus della Federico II ed il capolinea della linea 2 della metropolitana. Da cittadino dell’ area orientale credo che in questo momento a Napoli ci sono periferie maggiormente attenzionate e periferie come la nostra dove non sono all’ ordine del giorno progetti a lungo termine per riqualificare il territorio. Giustamente a Scampia è prevista la rimodulazione di una parte delle case popolari , su Bagnoli grandi prospettive di rivalutazione urbanistica, ma i riflettori San Giovanni sono sempre spenti.”
Di tutt’altro parere è Andrea Silvestri, studente di ingegneria: “ Temo una Gianturco due, cioè una stazione utilizzata soltanto di passaggio e non un’opportunità per San Giovanni
se non si aggiungono altri punti di interesse e non si migliora la viabilità e la sicurezza del quartiere. Potrebbe diventare uno snodo ferroviario ma soltanto con l’adeguamento delle infrastrutture e la creazione di un parcheggio all’interno della stazione”.
San Giovanni un nuovo hub ferroviario tra la zona vesuviana e Napoli?
In principio, il progetto della stazione era proprio questo ma i tanti atti vandalici e la scarsa illuminazione e vigilanza di sera non hanno fatto in modo che la grande area antistante la stazione diventasse anche parcheggio di interscambio. “L’università è stata un attrattore importante che ha spezzato l’isolamento in cui è caduto il quartiere dalla deindustrializzazione in avanti – ci spiega Pietro Sabatino, ricercatore – la metro invece è sfruttata al 10% delle sue possibilità poiché non c’è un parcheggio di interscambio (per auto, moto, ma anche per bici)
La stazione è un luogo desolato. Giardini abbandonati, parcheggio pure, nessun esercizio commerciale all’interno della stazione. Di notte è percepita come insicura. Manca un adeguamento dei servizi anche minimi ed ovviamente un’attenzione a portare anche eventi culturali e non, in periferia”.
“Il fatto che si sia esteso il capolinea a San Giovanni significa centralizzare il ruolo del quartiere – ribatte Giovanni Ibello, giornalista e praticante avvocato- Tra la zona vesuviana e Napoli, la periferia est e San Giovanni geograficamente potrebbe essere un ponte tra le due aree ma le differenze culturali restano nette. Il centro Apple potrebbe diventare un luogo non solo per dove si svolge ricerca, innovazione e studio ma anche un luogo dove organizzare spettacoli ed eventi, grazie ad una sala cinematografica con diverse tecnologie che valorizzano l’audio. Potrebbe essere un buon attrattore per creare ed ospitare cultura a 360°”.
Cosa potrebbe cambiare quindi la quotidianità di una periferia?
Lo chiediamo al titolare di una caffetteria sul corso principale del quartiere, il quale ha avviato l’attività più di 8 anni fa proprio poco dopo l’apertura del cantiere dell’Università in previsione di uno sviluppo di tutta la zona. La sua risposta è stata che con l’arrivo di studenti, professori e professionisti anche stranieri, nell’aria c’è molta positività.
“Caffè dopo caffè, passo dopo passo, San Giovanni potrà cambiare, così come la mentalità dei cittadini”

Nicoletta de Vita

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