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Il Modello Ercolano tra media e realtà

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Il modello Ercolano non è solo un esempio per l’Italia ma lo è ancora di più per l’estero.

 

In questi giorni sono venuti a trovarci austriaci, svizzeri e tedeschi. Siamo grati per il loro interessamento alla nostra comunità, al nostro lavoro. Continuiamo ad ospitare troupe televisive da tutto il mondo, giornalisti e scrittori che vogliono ascoltare la nostra storia di riscatto: “Che cosa è il modello Ercolano? Chi siete? Che fate?”

 

Ci siamo sempre chiesti: la camorra, le mafie, vengono definite organizzazioni criminali, quindi gente che si organizza, discute e trova una sintesi. Loro si organizzano. E noi? Cosa facciamo noi, la società civile, quella onesta e per bene? Continuiamo a subire prepotenze, soprusi e violenze senza ribellarci. Non è più possibile tutto questo.

 

Il modello Ercolano è proprio questa organizzazione fatta di società civile, di giovani, di commercianti, di imprenditori e di istituzioni. Qui ad Ercolano la parte onesta e buona della città che si è saputa organizzare, condividendo un obiettivo comune, decidendo da che parte stare: contro le ingiustizie, le mafie e le illegalità, per un paese migliore, per un futuro diverso.

 

Non abbiamo altri segreti, ci siamo solo saputi fidare gli uni degli altri, camminando insieme, su una strada comune. Non a caso, una marcia che ha significato molto più di un’azione simbolica.

 

A questo, però, va aggiunta una parte importante. Se tutto questo è stato possibile è soltanto grazie al sostituto procuratore Pierpaolo Filippelli e ai suoi uomini, il suo staff, i suoi Carabinieri, quelli della compagnia di Torre del Greco e della Tenenza di Ercolano e alle altre Forze dell’Ordine che negli anni hanno collaborato. Loro hanno saputo spazzare via quel luogo comune dalla mentalità locale, che percepiva il Carabiniere come il cattivo e il camorrista il buono a cui affidarsi in caso di necessità. Purtroppo Stato e anti-Stato, si sono invertiti i ruoli per molti decenni qui ad Ercolano, grazie anche ad una politica connivente, molto spesso complice, come la stessa società civile fatta di famiglie che si sono sapute incuneare tra la falce e il martello, tra l’altare e il tinello, tra un piacere ed un investimento, tra un illecito, un abuso e qualche vacanza a Mondello, dando vita a quella famosa zona grigia, che tanto male continua a fare all’Italia e che ora in molti casi regna incontrastata nel “nuovo sistema” socio-economico.

 

Fortunatamente per la città turistica senza turisti, del Vesuvio senza i sentieri e del mare senza la balneazione, tutti questi uomini veri, con umiltà e determinazione hanno saputo ristabilire la normalità, producendo numeri da capogiro, decapitando i clan, decimando le famiglie, azzerando le organizzazioni criminali, centinaia e centinaia di arresti, condanne per tutti e pene esemplari, nessuno escluso, dal più piccolo al più grande nelle gerarchie. Non una virgola fuori posto, mai un errore, quel libro masto che ha inchiodato chi era davanti e dietro al bancone, un lavoro esemplare, da esaltare, da encomiare, da celebrare e pure in queste settimane, dove le ordinanze arrivano a raffica e dove tutto inizia a diventare più chiaro, questo enorme lavoro di indagine partito da quella ormai storica operazione RESET del 2007, sembra passare inosservato, eluso, evitato, quasi ignorato.

 

Come mai tutto questo? Come è possibile tutto ciò? E pensare che siamo alla seconda caserma dei Carabinieri che viene bloccata ad Ercolano, la prima abusiva, la seconda indagata, e la terza? Ci sarà mai una caserma nella città degli scavi? Ci sarà mai la città per cui ci siamo e continueremo a lottare?

Una cosa è sicura: noi non dimenticheremo e continueremo a raccontare la verità per amore della nostra città.

 

 

Giuseppe Scognamiglio

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