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#QuinnSiMolla Parliamone va in Sicilia

Questa sera alle 18.00 Continua con “#Quinonsimolla parliamone” su Radio Siani – La Radio della Legalità il viaggio attraverso le Terre dei Fuochi d’Italia, da un’idea di Vincenzo Tosti. La seconda tappa è in Sicilia, all’interno del Triangolo della Morte tra Augusta, Priolo Gargallo e Melilli in provincia dell’antica e colta Siracusa. In studio con Margherita Torello, Vincenzo Tosti e Miriam Corongiu (portavoce e responsabile Gruppo Comunicazione della Rete di Cittadinanza e Comunità) si confronteranno telefonicamente con:

– Don Palmiro Prisutto, parroco della Chiesa Madre di Augusta e capofila della resistenza locale

– Alessandro Riera, attivista Ass. Terramare

Dopo Brescia, ecco un’altra realtà devastante e un altro territorio sventrato dalla sete di profitto. Tra Augusta, Priolo Gargallo e Melilli (SR) insiste una vasta area industriale nota come “polo petrolchimico siracusano”, dove le attività di raffinazione del petrolio si legano – al pari di ogni sito destinato all’oro nero – alla produzione di derivati e di energia elettrica ad altissimo impatto ambientale. In una zona ricchissima di rinvenimenti archeologici (Thapsos, Megara Hyblea) e di bellezze naturali, il polo industriale più grande d’Europa nasce nel 1949 per volere della famiglia Moratti – come accade per la Saras spa in Sardegna – intorno alla prima compagnia di estrazione petrolifera siciliana. Da allora e fino ad oggi, è stato un continuo sorgere di industrie di ogni genere: dall’Eternit (chiusa poi negli anni ’80 senza che l’azienda fosse costretta a assumersi i costi di bonifica) fino alle moderne rinnovabili. Nel frattempo, lo smaltimento dei rifiuti è avvenuto perlopiù in maniera abusiva. Scrive Giuseppe Fava dalle colonne de “I Siciliani”: “«Tutto il grande sogno dell’industria siciliana è finito in quelle cento, duecento ciminiere metalliche che sprigionano fuochi velenosi, notte e giorno. Il mare di piombo senza più pesci, gli esseri umani che cominciavano a morire… ecologicamente fu un delitto, politicamente un bluff, storicamente una canagliata». Come a Porto Scuso, in Sardegna, anche a Melilli nel 2001 il mare si è colorato di rosso per l’immissione nelle acque di mercurio 20.000 volte superiore alla norma. I costi in termini sanitari sono inestimabili: una mostruosa impennata di mortalità per tumori polmonari, malformazioni genitali nei neonati, leucemie in adulti e bambini. Don Palmiro, arciprete e parroco della chiesa Madre di Augusta, è stato il primo a rompere la cortina di silenzio sul petrolchimico. Dal 2014 legge in chiesa alla fine di ogni mese, la lista dei morti per tumore, come si fa con quella dei morti per mafia: oggi sono più di 900 nomi. Una forma di resistenza, dunque, tutta interna al dialogo istituzionale che vede la Chiesa avversare Don Palmiro: ma non è solo. Con lui, un manipolo di cittadini combatte ogni giorno il silenzio della città e l’abbandono dello Stato. Sono bastate due sole tappe – Lombardia e Sicilia – per capire che dall’estremo Nord al profondo Sud non ci sono differenze in termini di insulto ambientale e di cittadinanza attiva. Si lotta dappertutto contro il biocidio, esattamente come nella Terra dei Fuochi campana. Ed è su queste basi che poggia il racconto della Rete di Cittadinanza e Comunità su Radio Siani: tutti fratelli nella sofferenza, ma ancora di più nella battaglia sociale e ambientale. La terra è uguale ovunque la si calpesti e la risposta è nella rete delle esperienze, dei saperi e delle battaglie. Racconteremo, insieme, le storie di quella parte del popolo italiano che non si rassegna all’immobilismo e annulleremo le distanze. Perché mai dubitare “che un piccolo gruppo di cittadini onesti e risoluti possa cambiare il mondo: in realtà, questo è l’unico modo in cui è sempre accaduto” (Margaret Mead).

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