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Duplice omicidio ad Ercolano: episodio estemporaneo ma che deve servire da sprono

Fonte: Web

Siamo tutti più sereni questa mattina ad Ercolano dopo le paure di ieri. Le prime telefonate, i primi avvertimenti dei cittadini avevano fatto pensare al peggio, ovvero alla morte di altre persone innocenti, in una città, questa di Ercolano, che per troppi anni era già stata teatro di violenze ed omicidi.

Attimi di panico e sconforto sono sopraggiunti ulteriormente, quando il luogo del delitto era stato individuato nel parcheggio di un’attività commerciale aderente all’associazione antiracket di Ercolano. Tutti abbiamo pensato al peggio, ipotizzando, per quanto si vociferava in città, che la vittima della rapina colpita a morte da colpi di arma da fuoco fosse stata l’amico e socio dell’antiracket Sergio.

Fortunatamente per il movimento antimafia della città degli scavi le voci sono state dopo poco smentite: c’è stato un grosso sollievo quando, raggiunto il posto, abbiamo visto da lontano Sergio vivo, anche se notevolmente scosso.

Ma facciamo chiarezza, qual’è stata la vicenda?

Due rapinatori Bruno Petrone (anni 53) e Luigi Tedeschi (anni 51) a bordo di un ciclomotore grigio hanno pedinato e inseguito dall’uscita del Banco di Napoli, sito in via IV Novembre di fronte lo storico ingresso degli scavi archeologici, il titolare di un compra oro insistente su Torre del Greco. Giuseppe Castaldi, residente ad Ercolano di anni 69. Il commerciante di preziosi si era recato in banca ed aveva effettuato un prelievo di cinquemila euro. I due malviventi lo hanno inseguito fino a quando Giuseppe, accortosi di cosa stava per accadere di li a poco, si è introdotto per proteggersi nel parcheggio di un’attività commerciale in via Alveo a circa un chilometro dal Banco Di Napoli.

Con il titolare del negozio di detersivi e bibite, il Castaldi era amico, si incontravano spesso, proprio nella sua attività, forse anche questo i rapinatori già lo sapevano, e forse Giuseppe aveva pensato di sentirsi più protetto in compagnia di persone a lui fidate.

Entrando nel parcheggio i rapinatori lo hanno raggiunto puntandogli al volto una pistola scacciacane, e intimandogli di consegnare le banconote poco prima prelevate dalla banca, dichiara Castaldo e continua dicendo che “uno dei due rapinatori quello armato, è sceso dal ciclomotore con pistola alla mano e gli ha prelevato dal giubbotto il denaro.”

Stando alle dichiarazioni del Castaldo, nell’operazione di sottrazione del denaro i rapinatori si sono resi conto che la vittima aveva con sé una pistola e che, preoccupati di una reazione dello stesso, abbiano tentato di esplodere un colpo verso di lui. Colpo che però è rimasto inceppato in canna e che ha spinto in preda al panico il titolare del compra oro a difendersi, estraendo la sua pistola provvista di regolare porto d’armi e facendo fuoco contro i due rapinatori. Otto colpi esplosi, tutti a segno, quattro ad uno e quattro all’altro. I due rapinatori sono morti sul colpo. 

Il titolare socio antiracket Sergio, nonché testimone oculare dei fatti, dichiara che Petrone e Tedeschi nel momento del loro ingresso fuori la sua attività commerciale, abbiano inveito anche contro di lui, dicendo: “mò che finiamo con lui veniamo anche da te, non ti muovere.” Sergio fa qualche passo indietro entrando nel negozio e provando a tutelare i clienti, avvisandoli che fuori era in corso una rapina e che era meglio non uscire. Da li a qualche secondo si sarebbe consumata la sparatoria. Vengono chiamati i Carabinieri che, accorrendo prontamente sul posto, avviano le fasi di indagine.

Scippi, rapine e furti. In Campania, ma anche extra regione, nei curricula criminali di Bruno Petrone e Luigi Tedeschi, i due rapinatori uccisi ieri. I loro nomi si ripetono numerose volte nei database delle Forze dell’ordine. Petrone, di Secondigliano, incappò nella giustizia nel 2009, per una tentata a rapina a Casoria con una pistola a salve, e nel 2011, per un reato analogo ma in provincia di Bologna. Scavando nel passato, si trovano altri precedenti penali fin dai primi anni Novanta.

Più corposo, invece, il profilo criminale di Tedeschi, del Rione Sanità. Il suo nome compare in un’inchiesta su una banda specializzata in rapine in banca tra Campania e Lazio. I decreti di fermo, emessi dalla Procura della Repubblica di Napoli, risalgono al 2005. Tedeschi risulta appartenere alla banda di Mariano Bacioterracino, che fu ucciso in un agguato camorristico in un bar del Rione Sanità. L’uomo, stando a quanto testimoniato dai pentiti, era l’unico “superstite” del commando di morte e il suo omicidio è stato un regolamento di conti deciso con un accordo tra i clan di Secondigliano e alcuni soggetti di Afragola. Il gruppo capeggiato da Mariano Bacioterracino era formato da specialisti nelle rapine, che avevano agito, sempre con lo stesso modus operandi e con ruoli ben definiti, assaltando istituti di credito a Napoli, nel Beneventano e in provincia di Latina. Il sodalizio di Tedeschi con almeno uno dei complici però esisteva già da molti anni prima. Nel dicembre del 1995 i due furono arrestati insieme a una terza persona, con l’accusa di aver rapinato una azienda orafa di Arezzo dopo aver picchiato e imbavagliato i due titolari. Il bottino fu di circa mezzo miliardo di lire in oro e preziosi. Secondo le indagini, nel 1996, il terzetto aveva assaltato un’altra società orafa aretina, riuscendo a rapinare un campionario del valore di duecento milioni di lire.

Ecco, questa è la spiacevole notizia che ha scosso la città di Ercolano ieri mattina. Ancora una volta, la città degli scavi è bagnata dal sangue.

Una tentata rapina che è finita male per i recidivi rapinatori. Una vicenda che poteva capitare da qualsiasi altra parte d’Italia, un fatto estemporaneo, ma che deve però farci riflettere e non abbassare mai la guardia e l’attenzione sul fenomeno criminale. Purtroppo questa volta, come sottolinea anche il Sindaco della città Buonajuto: “Ercolano è stata vittima, e non solo scenario di un terribile episodio di cronaca.”

Come è vero che ad Ercolano, grazie al proficuo ed efficacissimo lavoro delle Forze dell’ordine, le rapine sono in netto calo negli ultimi anni. Per non andare troppo indietro nel tempo, si è passati da circa 36 rapine avvenute nel 2014 alle 12 di quest’anno. Sono tante le concause che producono questi effetti, ma noi dobbiamo andare avanti sulla strada intrapresa, quella del “Modello Ercolano” fatto di coesione sociale e territoriale, di impegno e lavoro concreto da parte delle Istituzioni e di una importante partecipazione culturale e sociale dei cittadini nella vita quotidiana della città.

Speriamo che questo spiacevole episodio di cronaca avvenuto in città, possa essere un volano per alzare nuovamente l’attenzione sul fenomeno camorristico in tutte le sue più disparate sfaccettature e che possa spronare ulteriormente i cittadini tutti, per ogni ordine e grado, a perseguire sulla strada che questo paese ha intrapreso molti anni fa.  

Giuseppe Scognamiglio

 

 

 

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