Home / Magazine / WebGiornale / Cultura / Fesserie, se mi porti a passeggiare a Posillipo

Fesserie, se mi porti a passeggiare a Posillipo

“Caro Fedro”, dice Socrate, “dove vai e da dove vieni?”, da Storia della filosofia greca, Luciano De Crescenzo.

FF, FESSERIE, FORSE, SE MI PORTI A PASSEGGIARE SOPRA POSILLIPO

Forse si dicono sesquipedali fesserie in relazione alle differenze tra i popoli europei. Forse si esagera nel pensare che in Germania siano tutti come la Merkel, che tutti lavorino indefessamente, con mentalità religiosa, sbattendosi come pazzi, tanto poi arriverà il momento delle sacrosante ferie. Quel periodo si chiama vacanza, chiaramente alludendosi anche al vuoto mentale rispetto agli oneri da lavoro, o da studio, o da famiglia… Fa nulla se poi al vuoto della mente corrisponda il troppo pieno delle pance: di birra, di wurstel, pane nero, cartoffel, che puoi mangiare all’insalata e si chiama Kartoffelsalat, al cartoccio e sarà Folienkaroffel o addirittura in forma di gnocco e ti salterà in bocca il succulento Kartoffelkloβ o, se si preferisce, Kartoffelknödel (il bravo traduttore e Germanista dice che la β si legge s, e ö si pronuncia eu, più o meno come la eu in Francese o Piemontese). Ah, la patata!, direbbe un Rocco qualsiasi, che si deve fare per ordinarle a ristorante. Se ti sei posto per tempo il problema della linea e la prova costume ha detto che fai schifo, in pochi giorni metterai chili in più a fronte dei pochi grammi perduti in digiuni, saune, ore di footing e quant’altro.

E se uno non ha lavorato per un anno intero o non è arrivato alla seconda settimana con i proventi della Cassa Integrazione Guadagni? E se dagli scippi il malcapitato operatore (ladro pare brutto dirlo, anche in considerazione della buona volontà mostrata nel non voler pesare sulla collettività) ha a malapena potuto comprare qualche canna? Purtroppo è qui che casca l’asino. Le vacanze saltano e forse pure la mentalità religiosa se ne va a farsi friggere.

Tuttavia, ognuno, anche negli ultimi casi, forse potrà farsi un giro in libreria. Magari riuscirà a ottenere in regalo un libro sospeso (rubarlo no, non si fa… tanto ti acchiappano) grazie al meccanismo inventato da una libreria di Polla (Sa). Volendo lasciarne almeno uno già pagato per qualcuno che non si conosce, se ne potrebbero suggerire moltissimi. Nel ventaglio di possibilità si potrebbero inserire i classici. Sono quelli che costano meno e risultano tuttora imperdibili. Si pensi a roba come Il medico di campagna di Honoré de Balzac, Garzanti. Ma andrebbero benissimo anche le edizioni Oscar Mondadori. Un consiglio: Storia delle filosofia greca, Luciano De Crescenzo. Il secondo è consigliato anche per calare di peso. Si tratta semplicemente di leggere l’incipit della Prefazione e fare ciò che in controluce appare come un consiglio. L’Autore parla con Salvatore, che gli è caro, e gli svela che è un filosofo, ma non lo sa. Ciò perché ha un modo tutto suo di affrontare i problemi della vita. Dichiara anche che il compito che si è assegnato sta nella voglia di usare parole semplici per narrare il pensiero e la vita dei primi filosofi. e, così, tra il serio e il faceto, con tono colloquiale, di lì a un attimo sappiamo che, come Salvatore, siamo greci e non italiani. Mizzeca che storia! Fa piacere scoprire origini aliene ma alte così chi se le sarebbe aspettate? Fa anche piacere, ma davvero, leggere che “la Grecia è un grandissimo paese mediterraneo fatto di sole e di conversazione, che (…) si estende sino alle rive del Volturno”. La piantina allegata, la figura 1 del libro, dimostra ampiamente ciò che De Crescenzo svela. Carta canta, insomma. Solo pochi righi e, pur restando in linea di principio fedele all’idea dichiarata (parlare chiaro, facile), Luciano De Crescenzo tira una stoccata altissima, quella che servirà a calare di peso: pronuncia la epica parola, un verbo, che è notoriamente intraducibile (lo segnala Lui): ‘agoraizen’. Non c’è da spaventarsi. Chi non conosce la parola agorà? Da lì si parte, dalla piazza, per giungere a segnalare che il senso sarebbe lungo da spiegare usando l’Italiano ma, va detto, non certo il Napoletano. Dunque, per soddisfare l’urgenza di capire: ci si deve recare in piazza e ‘vedere cosa si dice’. Ciò implicherà una serie di azioni, tutte segnalate da De Crescenzo: parlare, comprare, vendere e incontrare gli amici. Significa anche gironzolare al sole, in attesa di andare a pranzo, cioè semplicemente ‘intalliarsi’. L’evoluzione del concetto è in ‘Agoràzonta’. Siamo ancora in piazza, come si nota, ma stavolta non ce ne stiamo con le mani in mano. No, adesso, grazie a questo participio, gli arti superiori li mettiamo dietro la schiena e così camminiamo, quasi mai in linea retta (farina del sacco di De Crescenzo). Il ritmo è lento e, come si sa, ciò è utile in termini di consumo energetico. È sano consumare adipe in tal modo e questo genere di consumo non si recupererà con aggiunta di grammi, cosa che accade se ti sfianchi in palestra al primo boccone.

Qualora si volesse cambiare genere, magari pensare a un lettore colto, abituato a selezionare tenendo conto dei gusti diciamo un po’ aristocratici, che purtroppo è costretto dalla vita a limitarsi a passeggiare nella libreria, cosa ottima anche per via dell’aria condizionata che è più buona di quella dei supermercati, si potrebbe spendere una piccola somma per Il teatro di Mozart, di Edward J. Dent, Rusconi Libri. Qui, già nella prima pagina, si può scoprire (roba nuova veramente) che gli scritti su Mozart sono tantissimi. Affrontando questo libro con il piglio del buontempone, si potrebbe consigliare di aprirlo a caso qui e lì. Si scoprirebbero alcune pagine ricche di pentagrammi e note, e ciò è ovvio, ma ci si potrà anche imbattere nella figura di Don Giovanni. Pure questo è scontato, lo si sa, avendo il Mozart scritto appunto l’Opera omonima, a trentuno anni, su libretto di Lorenzo da Ponte. Si parla proprio di quel fetente, quello che già il titolo originario metteva meglio a fuoco: ‘Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni’.

Per i maschi, si estrapola da pagina 243: Vivan le femmine!/Viva il buon vino,/Sostegno e gloria/D’umanità.
Per le femmine: arrangiarsi con i tipi da spiaggia.

Vedi Anche

Tammorre e Zampogne, il Festival sul fondo confiscato a Scafati – Edizione 2024. L’intervista a Radio Siani

La seconda edizione del Festival internazionale Tammorre & Zampogne si terrà a Scafati (NA) dal …