La Commissione europea torna a bacchettare l’Italia. Questa volta sotto accusa le acque del Lazio, nelle quali l’Ue stima sia troppo elevata, oltre i limiti consentiti per legge, la presenza di arsenico. Trentasette le zone in cui i parametri imposti dall’Unione non vengono rispettati sia per presenza di arsenico che di fluoro, nonostante il richiamo sia arrivato per la prima volta tre anni addietro.
I parametri dell’Ue prevedono una deroga anche temporale di tre anni, superata dall’Italia da più di un anno, oltre quella dei valori in risposta ai quarantotto parametri microbiologici e chimici.
L’Italia non ha ottemperato a nessuna delle richieste della Commissione europea, la quale si è vista costretta ad inviare al governo una missiva di
costituzione in mora che è la prima fase formale della procedura di infrazione.
Redazione