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Vesuvio shock: l’incendio non si fermerà senza altri aiuti

Il Vesuvio brucia da ormai dieci giorni. La tragedia continua senza sosta sotto gli occhi impotenti dei cittadini, che in alcuni casi sono stati costretti ad abbandonare le abitazioni.

 

Nella giornata di ieri l’emergenza incendio del Parco nazionale del Vesuvio si è aggravata notevolmente, quando erano ormai visibili gli otto focolai dolosi appiccati da criminali senza scrupoli che, secondo le ultime notizie, pare abbiano utilizzato animali vivi cosparsi di benzina per alimentare e diffondere le fiamme tra la vegetazione (notizia, quella sull’utilizzo di animali vivi, smentita da diverse testate).
Numerosi inneschi incendiari artigianali, costruiti con pneumatici di auto e derivati plastici, rinvenuti dai Vigili del Fuoco.

Questa mattina, inoltre, si sono diffusi e si stanno diffondendo tutt’ora, ulteriori focolai, aumentando sempre più l’emergenza e l’imminente tragedia.

 

La situazione continua a peggiorare.

 

Secondo alcune indiscrezioni delle forze impegnate in queste ore nello spegnimento di uno degli incendi più disastrosi che il nostro Vulcano abbia subito negli ultimi anni, se non viene dichiarato lo stato di emergenza e se non verranno rafforzate ed aumentate le operazioni di intervento, l’incendio potrà placarsi soltanto quando  il fuoco non avrà più niente da bruciare.

 

E’ questa la raccapricciante previsione agli occhi degli esperti che potrà essere evitata solo e soltanto se giungeranno altri mezzi e aiuti specializzati nello spegnimento delle fiamme.

 

Quelle stesse fiamme che, nella fitta boscaglia, continuano ad alimentarsi nonostante i continui interventi dei pochi canadair e delle squadre di terra.

 

La nostra montagna brucia, assieme alla sua straordinaria varietà di flora e fauna che la abita, nonostante tutte le violenze subite.

 

La macchia mediterranea con il mirto, il corbezzolo, l’alloro, il vilburno e il rosmarino. Insieme alle pinete, l’acero napoletano, le Ginestre, le Orchidee e le Betulle.

 

2 specie di anfibi, 8 specie di rettili, 138 specie di uccelli, 29 specie di mammiferi, mentre tra gli invertebrati si contano 44 specie di lepidotteri diurni, 8 famiglie di apoidei e formicidi.

 

Ed ancora la Volpe, il Coniglio selvatico, il Riccio, la Faina, e la Donnola. Il Falco di Palude e l’Averla Capirossa.

 

La perdita di tutto questo, la distruzione e la completa scomparsa di uno dei parchi naturali più importanti d’Italia, nonché sito UNESCO, visitati da circa tre milioni di turisti all’anno, con all’interno riserve naturali integrali, saranno solo l’anticipo del prezzo che dovremo pagare per la nostra salute, per il nostro futuro.

 

Il nostro appello va alle Istituzioni ed al Governo centrale di Roma affinché possano utilizzare tutti i mezzi e le risorse possibili vista la gravità delle previsioni. La mancanza dello stato di emergenza e degli aiuti permetterà al fuoco di avanzare senza sosta fermandosi solo quando l’ultimo albero, l’ultima ginestra e l’ultimo filo d’erba sarà bruciato. 

 

Questi interventi sono fondamentali affinché il Vesuvio non torni ad essere soltanto un ammasso di cenere e polvere, come dopo l’ultima eruzione. 

 

Vogliamo credere che fare giustizia sia ancora possibile.

Vogliamo credere che i responsabili di questo atto criminale non rimangano impuniti.

Vogliamo credere che eventi come questo, qui e dovunque, non si ripeteranno perché oltre ad aver seminato morte e cenere sul nostro vulcano, ha devastato il cuore di chi, da sempre, lo ama e lo teme, come solo i suoi figli sanno fare.

 

 

Redazione

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