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Ancora rifiuti speciali nelle cave del Vesuvio, il sopralluogo dei PM dopo gli scavi del Noe – VIDEO E FOTO

Rifiuti speciali nel cuore del Parco Nazionale del Vesuvio nel territorio di Ercolano (Napoli). Le ex cave sono ormai discariche a cielo aperto.

Questa mattina il Sostituto Procuratore della Repubblica di Napoli, sezione ecologia Francesca Fagliasso e il Procuratore Aggiunto Nunzio De Renzi hanno voluto visitare di persona, attraverso un sopralluogo in loco, le zone sotto inchiesta sulle pendici del Vesuvio.

Accompagnati dai Carabinieri del Noe, dai militari della locale Tenenza di Ercolano, capitanati dal Tenete Candura e dalla Polizia Municipale, i magistrati sono voluti entrare all’interno della zona attenzionata: l’ormai famosa via dei veleni e degli 
sversamenti “Novella Castelluccio”. Sono ormai anni che la località in pieno parco del Vesuvio è teatro di sversamenti, cave trasformate in discariche a cielo aperto, luogo di roghi e smaltimento di rifiuti tossici.

I militari del Noe, a seguito di un’ inchiesta da parte della Procura di Napoli, sono da tempo impegnati con indagini e controlli sull’intera area. Tra sopralluoghi, analisi e carotaggi si sta finalmente avviando un processo di verità su quelle che per anni, grazie al lavoro di comitati ambientali e associazioni cittadine, sono state definite discariche di morte e veleni.

Ricordiamo “cava Montone” già sequestrata a seguito del ritrovamento di bidoni contenenti liquidi tossici.

Alcune dichiarazioni, anche se dure, sono dovute all’incremento esponenziale di malattie degenerative che incidono ad oggi con quasi un caso a famiglia per gli abitanti della zona. Da anni si chiede e si cerca la verità sulle ex cave presenti nel parco nazionale del Vesuvio così da innescare politiche di tutela per popolazione locale.

Questa mattina è toccata all’ ex cava Fiengo, una cava di circa 15 ettari dove sono stati stimati riempimenti di rifiuti speciali, inerti, scarti della lavorazione degli abiti usati, pneumatici e carcasse di auto, vecchi bidoni bituminosi ed amianto. Circa 200 mila tonnellate di metri cubi di rifiuti speciali sversati per la maggiore nell’area sud della cava.

In alcuni punti si notano diverse montagne di rifiuti stratificati negli anni, che arrivano al ciglio stesso della cava, i camion dall’alto sversavano direttamente nella cava realizzando cumuli di rifiuti paragonabili a interi palazzi di quattro cinque piani.

I militari del Noe hanno eseguito diversi carotaggi arrivando in alcune depressioni anche a dieci metri di profondità e i risultati dei ritrovamenti per adesso restano quelli sopra citati.

Tutti auspicano che non venga fuori una stratificazione ingente di bidoni e fusti altamente tossici.

Altro problema che si sta cercando di arginare, sono i continui roghi che a detta dei militari si innescano per autocombustione, rimanenze mai spente di roghi dolosi e presenza di ingenti quantità di materiali infiammabili che rendono il sottosuolo una fornace sempre attiva. 

Al momento sono stati effettuati dei campionamenti sui rifiuti che l’Arpac (Agenzia Regionale per l’Ambiente della Campania) dovrà analizzare. Successivamente saranno messe in campo le procedure per una parziale bonifica dei suoli. Sotto osservazione vi sono anche altre aree vicine alla cava, nel Parco Nazionale del Vesuvio. 

 

 

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